Icosium (Algeri)
(testo di Lorenza-ilia Manfredi e Gianpiero Rossi)
La città di Icosium, l'odierna Algeri, si trova 90 chilometri a est di Iol-Caesarea. Il suo nome antico è ’yksm il cui significato potrebbe essere "isola dei gufi" o "isola delle lune piene". Una leggenda greca, invece, vuole che il suo nome derivi da Eikosi, compagno di Ercole.
La colonia più antica che fu fondata sulla costa occidentale della baia, davanti a Capo Matifou, fu fenicia. Ne nacque uno fiorente scalo commerciale grazie alla posizione strategica su cui sorgeva.
A testimoniare il periodo fenicio-punico della città di Icosium diversi sono i ritrovamenti che possono essere presi in considerazione. Ad esempio, la ceramica a vernice nera databile tra il III e il II sec. a.C.
Verso il II sec. d.C., a Icosium è ben testimoniato, grazie anche a una stele votiva, il culto di Saturno africano: di conseguenza, è possibile avanzare l'ipotesi di un precedente culto dedicato al dio Baal-Hammon.
Ad Icosium sono attribuite con certezza, grazie ai rinvenimenti del 1940 nel quartiere della Marina e del 1941, le monete in bronzo e piombo con al dritto busto di Iside incoronata da Nike e al rovescio figura maschile intera con copricapo piumato, datate tra il 150 e il 50 a.C. La divinità femminile presente sul dritto è identificata, sia pure con qualche perplessità, con Iside e come tale trova riscontro in diverse emissioni neopuniche, in particolare in quelle di Iol-Caesarea e Pantelleria.
L’ Iside presente sul dritto delle emissioni di Icosium segna la rottura formale con il repertorio iconografico punico, in favore di una raffigurazione della dea più aderente i canoni ellenistici di tradizione tolemaica. Tuttavia, il modello alessandrino non è esente, soprattutto nella resa dei particolari, da interpretazioni ed espliciti riferimenti a tradizioni culturali locali. In tal senso deve intendersi l’elemento sulla fronte della divinità, quello che resta dell’interpretazione della spoglia di avvoltoio o dell’ureo, ma che fa parte integrante della capigliatura. Analogamente, interessante è la presenza di lunghi orecchini completamente diversi da quelli raffigurati sulle monete di Iol-Caesarea, ma che sembrano essere soprattutto un fraintendimento delle tradizionali bande delle parrucche egiziane che scendono dietro le orecchie sulle spalle. La stessa resa naturalisitica della capigliatura si discosta dall’impostazione di tipo alessandrino canonico, così come ancora legata a schemi punici è la corona multipla posta sul capo nella quale i tre urei centrali ripercorrono l’impostazione formale del fiore di loto con due boccioli, che nell’iconografia greco-romana della dea diventa l’elemento caratterizzante della Iside-Afrodite con tratti orientalizzanti.
L’autonomia civica, concessa da Roma a Icosium nel II-I sec. a.C., sembra esprimersi nell’adozione di temi (al rovescio compare una figura maschile con copricapo piumato e in mano una spiga) derivanti dalla tradizione libica, elaborati attraverso schemi interpretativi di stampo cartaginese e su cui i modelli alessandrini agiscono da stimolo nella rivisitazione e rivitalizzazione. La punicità delle popolazioni delle città metagonite sembra, infatti, inserirsi e in qualche modo alterare le modalità di diffusione dei temi ellenistici in tali regioni. Il legame iconografico identificato nelle monete di Icosium, Iol-Caesarea e Pantelleria, sembra suggerire una condivisione di ruoli nell’ambito delle operazioni militari svoltesi nel Mediterraneo tra la fine del III e l’inizio del II sec. a.C. Purtroppo i dati archeologici e storici della città, così come quelli di Iol e di Pantelleria, sono scarsi e non permettono di approfondire tale aspetto, che comunque sembra essere di grande interesse e trovare riscontro nella massiccia presenza nell’area metagonita di monete cartaginesi della II guerra punica, a conferma dell’attiva presenza cartaginese alla fine del III sec. a.C.