Siga (Takembrit)
(testo di Annalinda Iacoviello)
La città di Siga (l’attuale Takembrit) si trova nell’Algeria occidentale, a quattro chilometri dalla costa, esattamente di fronte all’isola di Rachgoun. Sorge su un promontorio sulla riva destra del fiume Tafna, largo e navigabile per buona parte del suo corso: il sito mostra, dunque, condizioni assolutamente favorevoli ad un insediamento di tipo commerciale. La città è, infatti, una fondazione punica finalizzata a garantire un punto di appoggio nei viaggi verso la Penisola Iberica.
Viene menzionata per la prima volta nel Periplo dello Pseudo Scilace nel IV sec. a.C., il che dimostra la sua esistenza prima di essere scelta come capitale da Siface, alla fine del III sec. a.C.
Le testimonianze classiche a proposito delle guerre puniche hanno fornito indicazioni per l’identificazione del porto cittadino: durante la seconda guerra punica, Asdrubale, di ritorno dalla Penisola Iberica, si fermò a Siga, sicuro dell’alleanza di Siface ma il re numida, contemporaneamente, accoglieva le navi di Scipione, recatosi nella sua capitale proprio per convincerlo ad allearsi con i romani. Il porto nel quale le navi romane sarebbero entrate di fronte agli increduli cartaginesi, però, non è stato trovato. Una possibilità per la soluzione del problema è offerta da un geografo arabo che nell’XI sec. d.C. riporta la notizia per cui le navi percorrevano due miglia verso l’interno prima di arrivare al porto di Siga. Questo indicherebbe l’esistenza di un porto fluviale, ipotesi plausibile data la navigabilità del fiume Tafna.
Scavi archeologici ai piedi del promontorio hanno individuato una necropoli di età imperiale, sotto la quale si trovano edifici da cui proviene materiale ceramico punico. In una serie di sondaggi nel terreno, sono state trovate tracce di distruzione di un edificio, sul quale ne venne edificato uno successivo. L’ultimo strato a contatto con il suolo vergine rivela materiale ceramico, per lo più anfore, molto frammentario, da cui le difficoltà di identificazione della funzione dell’area, ma databile tra V e IV sec. a.C. Questi rinvenimenti dimostrano un’occupazione del sito prima dell’arrivo di Siface, in un’area che si suppone al limite del porto fluviale, poiché, in questo punto, il Tafna avrebbe avuto un’ansa più marcata rispetto ad oggi.
Sulla base di questi dati, è stata avanzata l’ipotesi che Siga fu fondata dagli abitanti di Rachgoun, che, dopo aver abbandoato l’isola nel V seco. a.C., si spostarono sulla terraferma alla ricerca di condizioni di vita più favorevoli e mantennero viva la loro vocazione commerciale.
Sulla sommità del promontorio, invece, ci sono tracce di occupazione romana dell’età imperiale, a cui segue, dopo uno iato, un’occupazione del III-I sec. a.C., epoca in cui la città fu particolarmente prospera. Al centro del promontorio fu trovata una stele rettangolare di calcare, divisa in cinque registri, con una palmetta stilizzata centrale, con iscrizione in punico, purtroppo non facilmente comprensibile a causa della cattiva qualità del manufatto. Sempre dalla stessa zona proviene una stele anepigrafe (priva di iscrizioni) che attesta il culto di Saturno, riconducibile a due stele del Museo di Orano, databili dal III al I sec. a.C., dedicate a Baal-Hammon. È possibile, dunque, che le due divinità si sovrapposero in età romana.
A dimostrazione dell’importanza della città, a Siga vennero anche coniate monete a partire dal III sec. a.C. con effigi di Siface, rappresentato con la barba corta e una benda a trattenere i capelli, secondo la moda ellenistica, o del figlio e successore, Vermina, senza barba data la giovane età, accompagnate da iscrizioni in punico, lingua ufficiale della città.
Sulla costa opposta del Tafna, sorge il mausoleo di Beni Rhenani, costruito per Vermina nel II secolo a.C. Ha forma di torre a pianta esagonale irregolare e termina con un elemento piramidale. Vengono utilizzate sia l’architrave a "gola egizia", sia le semicolonne a capitelli ionici, caratteri tipici dell’architettura greco-punica dei regni numidi.