Cirta (Constantina)

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(testo di Annalinda Iacoviello)

 

 

Moneta della zecca di Cirta, II sec. a.C. (disegno di M. Viola)La città di Cirta, corrispondente all’attuale Constantina, viene menzionata dalle fonti classiche per la prima volta alla fine della seconda guerra punica. L’origine della città, però, si può ipotizzare fenicia sulla base delle testimonianze numismatiche: le monete rinvenute a Cirta, portano sempre il nome della città in punico, Krtn, che corrisponde al fenicio qart, "città". 

Purtroppo non è facile distinguere la fase fenicio-punica del sito da quella numida monumentale e romana. Cirta, infatti, fu scelta come capitale prima da Siface, re dei numidi massesili, che la conquistò nel III secolo a.C., poi da Massinissa, re dei numidi massili, a cui la città fu ceduta dai romani, in cambio del suo aiuto nella seconda guerra punica, e rimase capitale del regno numida fino al 46 a.C., quando divenne provincia romana.

 

Moneta di Siface (seconda metà del III sec. a.C.)

Grazie a Massinissa e a suo figlio e successore, Micipsa, la città si aprì alle influenze puniche ed ellenistiche, tanto da adottare il punico come lingua ufficiale, in uso fino all’età di sant’Agostino, e da mantenere il nome invariato fino a IV secolo d.C., dimostrando la tenacia dell’eredità punica in Nord Africa e a Cirta in particolare.

Purtroppo delle antiche vestigia della capitale numida restano poche testimonianze, tra cui il ponte di El Kantara, sul cui arco sono riprodotti due elefanti affrontati, tipici dell’arte di questo periodo.

Ancora più complessa è l’individuazione di testimonianze puniche, costituite per lo più dalle stele rinvenute nel santuario di El Hofra. Posto a circa un chilometro dalla città attuale, il santuario presenta diverse fasi di occupazione: in una prima fase, corrisponde ad un edificio a pianta rettangolare, da cui provengono numerose monete di Massinissa, che permettono di datarlo al III-II secolo a.C.

Nei pressi di questo edificio, in una favissa (pozzo sacro), sono state rinvenute circa settecento stele, quasi tutte in punico, poche in neopunico e qualcuna in greco e latino. Dalle stele è possibile ricostruire la vita del santuario: era dedicato a Baal-Hammon, talvolta invocato come Baal Addir, "Baal potente", e a Tanit, spesso accompagnata dall’appellativo "Faccia di Baal", esattamente come a Cartagine, a dimostrazione della profonda influenza della città su Cirta. La presenza di un numero così elevato di stele in punico, unita a tratti di artigianato locale, indica la piena adozione del pantheon cartaginese, sicuramente favorita dai sovrani numidi. Inoltre, la scelta di dedicare le stele a queste due divinità, molto spesso legate al mondo funerario del tofet, e la presenza di un santuario a pianta rettangolare, sono indicativi di una originaria influenza fenicia.

 

Stele puniche dal tofet di Cirta

(III-II sec. a.C.)

Stele dal santuario di El Hofra. Questo piccolo monumento in calcare (altezza 56 centimetri) rappresenta un soldato incorniciato da un frontome. La dedica riporta a un Trace Apollothémis, figlio di Asclépiodoros, e conferma la presenza di mercenari di origine tracia nell'armata numida ai tempi di Massinissa e Micipsa (II a.C.)

 

Tra le stele di questa fase, le più pregevoli sono quelle databili tra il 163 e il 121 a.C., ossia ai regni di Massinissa e Micipsa, durante i quali il santuario raggiunse il suo apogeo. A partire dal II secolo a.C., infatti, la città ospita genti provenienti da Cartagine, oltre a greci e italici, i quali dedicano stele a Crono e Saturno, con i quali viene spesso identificato Baal-Hammon, a dimostrazione della continuità cultuale del santuario. La presenza di un numero così elevato di stele puniche pone Cirta al secondo posto come luogo di culto in Nord Africa, dopo Cartagine.  

A partire dal 121 a.C. il santuario dovette attraversare una fase di decadenza, dimostrata dalla collocazione delle stele nella favissa, a cui seguì la ricostruzione di un secondo edificio sacro, più a nord, da cui provengono monete di età repubblicana e imperiale.

Oltre al santuario di El Hofra, vestigia puniche sembrano individuarsi nella zona di Sidi’M Cirt: questa era probabilmente l’area dell’abitato, di cui restano solo un lotto di case, tutte con coperture in materiali leggeri o pisé (mattoni crudi). I confronti con questo tipo di costruzioni non sono né a Cartagine né a Kerkouane, bensì nella Penisola Iberica, nel sito di Cortes de Navarra, nell’alta valle dell’Ebro.

Il nucleo di abitatazioni si data alla fine del III secolo a.C., in base ai rinvenimenti ceramici e alle testimonianze numismatiche, che presentano monete di bronzo e piombo su cui è raffigurato un personaggio barbato e, sul verso, un cavallo al galoppo. Le abitazioni vennero abbandonate improvvisamente, probabilmente a causa di un evento violento.

Mausoleo numida regale di El KhroubTestimonianza dello splendore della città come capitale del regno numida è anche il mausoleo del Medracen, il più antico esempio di architettura monumentale del regno, costruito tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C. Non è possibile stabilire con precisione se appartenesse a Gaia, padre di Massinissa, o a un suo predecessore. Il mausoleo si presenta in forma di tumulo troncoconico, alto diciannove metri, poggiante su una base circolare. Su uno dei gradoni superiori era l’ingresso che conduceva alla camera funeraria.

Ad El Khroub si trova il secondo mausoleo numida regale, utilizzato da Massinissa o da Micipsa forse come luogo di sepoltura. Il monumento ha forma di torre a pianta quadrangolare, terminante con un elemento piramidale, con un’altezza complessiva di trenta metri.

Questo tipo di strutture mostra la felice fusione di elementi orientali, quali l’architrave a "gola egizia", ellenistici, come i capitelli ionici, e la tradizione berbera locale.

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