Calama (Guelma)

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(testo di Rosanna Montanaro)

 

L'antica città di Calama (nome latino della moderna Guelma), insediamento numidico d’Algeria, è situata a circa 75 km a est da Costantina (Cirta). Si trova ai piedi del massiccio della Mahouna, che domina la valle di Seybouse, da cui proviene la maggior parte del marmo di cui sono fatte quasi tutte le stele votive di Guelma e di Ain-Nechma.

Non si hanno tracce dell’esistenza di un abitato fenicio, ma si nota una fortissima e durevole influenza punica sulla regione. Questa si rivela attraverso l’onomastica per la frequenza di nomi punici (soprattutto i cognomina), gli usi funerari (per i tipi di tombe scavate nella roccia, preceduti da pozzi rettangolari), l’organizzazione municipale in sufeti, magistri e principes (che arriva fino all’epoca romana), i culti che rimarcano tratti tipicamente punici in epoca romana e anche oltre, fino ad arrivare al V sec. d.C.

A Calama esisteva un tempio dedicato a Baal-Hammon, più tardi identificato con Saturno. Era situato a nord-ovest della città sulla riva sinistra dello Wadi Sehun, dove sono state trovate numerose stele neopuniche figurate e iscritte, che confermano la presenza di un santuario, in quanto si tratta per lo più di stele votive.

A 4,5 chilometri a sud di Calama, invece, nel sito di Ain-Nechma, si trova un borgo di nome Thabarbusis (nome latino dal punico Tbrbsy), in cui sono state scoperte diverse stele libiche e neopuniche che confermano l’antichità del sito, come la conferma anche la menzione del nome di Tbrbsy a Cartagine verso il III sec. a.C. In un altro sito vicino Guelma, Gwala ‘At Bu Sba, situato a 10 chilometri a nord, è stata scoperta un’iscrizione funeraria bilingue latino e punico.

Le stele votive ritrovate nel territorio di Guelma sono di due tipi principali. Le stele di tradizione punica sono di piccole dimensioni, con sommità per lo più arrotondata, a volte triangolare. I personaggi sono talvolta nudi, rappresentati grossolanamente con occhi a mandorla e naso grosso, in piedi e posizione frontale con braccia al cielo creando una figura che rimanda al "segno di Tanit"; esse si datano tra il I sec. a. C. e il I sec. d. C. I simboli maggiormente rappresentati sono la palma, pani e grappoli d’uva, simbolo di fertilità. Le stele di tradizione punico-romana sono di dimensioni poco più grandi con una decorazione architettonica più precisa, i personaggi sono più umanizzati, ma i simboli rappresentati sono gli stessi. Queste stele si datano invece tra il II e III secolo d.C.

Veduta d'epoca del teatro romano di Guelma

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