Rusadir (Melilla)
(testo di Annalinda Iacoviello)
La città corrisponde all’attuale Melilla, in territorio marocchino. L’identificazione si basa sulle testimonianze numismatiche: sul verso delle monete il nome punico della città è accompagnato dalla raffigurazione di un ape, che in greco si rende con i termini melitta o melissa. La presenza dell’insetto indica nella produzione di miele la principale attività del luogo.
Il nome "Rusaddir" ha radici fenicie e significa "capo potente"; venne fondata nei pressi del fiume Molucca, ponendosi come punto di passaggio fondamentale tra lo stretto di Gibilterra e i porti dell’Oranese.
L’interesse della città dipende dalla necropoli di Cerro San Lorenzo, che offre una datazione tra il III e il I sec. a.C. La zona nord-orientale della necropoli era occupata da tombe puniche dalla struttura particolare, i cui confronti sono possibili solo con la necropoli punica di Olbia del III sec. a.C. o con la necropoli siriana di Tell Neirab del IV sec. a.C. Le deposizioni erano in fosse molto profonde, in cui veniva posto il defunto insieme a qualche elemento di corredo, tra cui brocche, lucerne, unguentari e tazze; il corpo era poi coperto da terra, sulla quale erano sistemate orizzontalmente anfore, in posizione alternata tra loro. Tra le brocche, c’è un esemplare particolare, decorato con una fascia rosso-scuro all’altezza dell’ansa; si tratta dell’unico reperto pregevole in una necropoli che presenta omogeneità e povertà stilistica dei ritrovamenti.
Probabilmente, la fondazione della città è più antica del III sec. a.C. per la sua funzione di stazione commerciale di collegamento con la Penisola Iberica, ma solo successivamente raggiunse la sua massima espansione demografica, dimostrata dalla necropoli.
Dalle monete cittadine è possibile ipotizzare che, oltre alla produzione di miele, avesse un ruolo importante nell’economia del luogo l’agricoltura, poiché la rappresentazione dell’ape è spesso accompagnata da spighe e grappoli, mentre, sull’altro lato, compare una testa maschile.
Rusadir sembra aver svolto anch’essa un rilevante ruolo militare durante la seconda guerra punica. Nel centro, infatti, era stanziata la retroguardia dell’esercito annibalico impegnato nella Penisola Iberica. In tale ambito s’inquadra il rinvenimento di molte monete puniche recuperate con il dragaggio del porto della città. Le analisi chimiche eseguite su di esse hanno rivelato una lega con una forte presenza di piombo, estratto nelle vicine miniere del Monte Afra dove sono state individuate tracce di frequenza antica, tra cui, forse, una figurina in bronzo identificata con Astarte (dea punica di origine vicino-orientale). Ancora una volta, quindi, il legame tra le città della costa e il loro entroterra costringono a volgere lo sguardo verso sud, verso le ricchezze dell’Africa Nera.