III itinerario
Il territorio dei Getuli
Sahara centrale rappresenta un mondo a parte, una "galleria d’arte" neolitica che rende particolarmente affasciante le regioni dell’Hoggar e del Tassili n’Ajjer.
In queste terre gli antichi Getuli in epoca romano-imperiale si dividevano in gruppi tribali che si muovevano tra la costa meridionale della Mauretania, la regione del Wadi Djedi e i Tell del nord, nell’Africa proconsolare a nord dei Garamanti e degli Etiopi, tra le due Sirti.
Queste popolazioni, che non si distinguevano dai Numidi e dai Mauri né per razza né per modi di vita, sembrano aver avuto uno sviluppo culturale alquanto disomogeneo, con alcuni esempi di urbanizzazione come negli oppida Gaetulorum e le Gaetuli urbes descritte da Virgilio, tra cui Capsa. Quest’ultima città, libica secondo Sallustio (Iug., 89, 4), fenicia secondo Orosio (V, 15, 8) fondata da Eracle alla fine del II sec. a.C., è un centro importante e sotto Giugurta diventa città reale. Dopo la distruzione di Mario è ricostruita in epoca imperiale. Al regno di Traiano rimonta l’iscrizione del 103-114 d.C. con i sufeti, possibile testimonianza di un passato punico non documentato dal punto di vista archeologico.
Ancora all’epoca romano-imperiale risalgono le notizie riportate da Pomponio Mela (3, 104) e Plinio (6, 201, 203; 35, 45) che attribuiscono ai Getuli stanziati sulle coste meridionali del Marocco la produzione della porpora, del garum (salsa di pesce) e sale.
Più scarsi sono i dati sui rapporti tra queste popolazioni e i Punici e si riferiscono prevalentemente alla presenza di mercenari Getuli nell’esercito annibalico. Il loro impiego nelle truppe di Annibale in Campania nel 215 a.C. è documentato da Isalca, ufficiale di origine getula (Livio XXIII, 18, 1).
Studi recenti, infatti, tendono a ridimensionare, se non a considerarlo un vero e proprio mito, l’importanza del commercio con l’Africa nera di oro e schiavi, anche se le piste transahariane rappresentavano le vie di commercio verso l’Africa Nera.